La quantità di carica batterica sia patogena che non è un dato necessario per la valutazione complessiva . (La presenza di una o poco più Unità Formanti Colonie (UFC) è un segnale importante ma non necessariamente allarmante.)
La legge Italiana con il DL 31/2001 impone l'assenza di qualisiasi rischio per la salute umana e quindi qualsiasi carica patogena all'interno dell'acqua destinata al consumo umano. Nello stesso tempo definisce alcuni parametri indicatori per verificare la presenza o meno di contaminazione batterica. Questi parametri si chiamano indicatori in quanto se positivi avvisanodi una contaminazione ben più ampia.
Non è detto che essendo questi negativi non ci sia carica batterica patogena. Questo è il caso della Pseudomonas Aeruginosa batterio opportunista patogeno ubiquo.
I campionamenti di legge che vengono effettuati per il controllo degli erogatori d'acqua potabile trattata sia nei ristoranti sia nel settore domestico non prevedono il controllo della Pseudomonas, ma ciò non significa che nel caso che ne fosse rilevata la presenza l'acqua possa considerarsi potabile.
Su questo punto il ragionamento da fare è complesso e lo rimandiamo in fondo all'articolo.
La letteratura medica definisce questo batterio pericoloso per tutti i soggetti immunodepressi, con patologie (anche mortali) alle vie respiratorie, urinarie e cutanee. E' un batterio ubiquo nel senso che è presente ovunque, nell'aria, nel corpo umano, sulle superfici solide. Nell'acqua si sviluppa nelle zone di morta (ossia acqua ferma) tra i 4 ° C e i 42 °C; un intervallo assai ampio.
La Pseudomonas Aeruginosa è resistente a parecchi disinfettanti e non è semplice debellare le colonie batteriche presenti nell'acqua.
La presenza di Pseudomonas Aeruginosa negli erogatori di acqua potabile trattata è dovuta nella maggioranza dei casi a fenomeni di retrocontaminazione, ossia la carica batterica risale i condotti per svilupparsi poi nelle zone dove l'acqua scorre poco, ad esempio negli interstizi degli OR nei raccordi rapidi, nelle elettrovalvole servocomandate o nei pressostati.
Per prevenire l'insorgenza di questo pericoloso batterio è importante agire su diversi fronti.
1) avere la certezza che il sistema di filtrazione non sia contaminato, quindi utilizzare sistemi batteriostatici (ioni d'argento o altro) battericidi (lampade a raggi UV a valle del filtro). Prevedere la possibilità di campionamento a monte e a valle del filtro.
2) assicurarsi che gli impianti utilizzati siano progettati con componentistica adeguata e contengano il minimo possibile di zone di morta
3) procedere con pulizie e disinfezioni giornaliere del becchi di erogazione, tenendoli comunque riparati il più possibile da contaminazione con l'esterno.
4) Controllare periodicamente la qualità dell'acqua secondo la tabella dell'allegato I del del 31/2001.
5) Evitare di installare impianti in zone a rischio - ad esempio ospedali o case di cura - e comunque se installati seguirli con protocolli di manutenzione serrati.
Va anche aggiunto che in diversi casi abbiamo potuto verificare la presenza in quantità trascurabili di Pseudomans nell'acqua di rete.
Nel caso fosse rilevata la presenza di tale contaminazione all'interno di un erogatore d'acqua , non ha senso effettuare sanificazioni anche drastiche se prima non si è individuato la causa di questa contaminazione. Per affrontare il problema in maniera metodica bisogna capire dove è presente il ceppo (e quindi l'origine) di colonie batteriche che si sviluppano all'interno dell'impianto. L'esperienza nel settore mostra alcune costanti, (che non possono però essere prese a priori con certezza come causa dell'inquinamento batterico). Sappiamo che le Elettrovalvole servocomandate sono difficilissime da sanitizzare, che sono spesso zone di sviluppo batterico avendo zone di morta, ma questo non basta per identificare la causa. L'analisi del problema deve essere svolta comunque metodicamente.
Il disinfettante con maggiore efficacia è sicuramente l'acido peracetico che non è di facilissimo utilizzo, l'acqua ossigenata ha bisogno di un tempo maggiore e lavora male con acqua fredda. E' importante una azione meccanica per rimuovere l'eventuale biofilm presente nei condotti.
La presenza di carica batterica patogena è sanzionata in maniera pesante da parte delle autorità di controllo, in alcuni casi il rischio è addirittura penale. E' vero anche che la natura ubiqua della Pseudomonas e il suo basso livello di rischio per la salute umana porta a considerazioni che vanno argomentate con chi preposto ai controlli di sanità pubblica. Se la carica rilevata è estremamente bassa, se agli impianti è associata una regolare manutenzione, se le parti di consumo sono rispettano le leggi vigenti, piccoli sforamenti si possono discutere. Non è un caso che il legislatore abbia volutamente NON inserito questo ceppo nei controlli di routine.
L'indifferenza di fronte a questo problema è causa di accanimento da parte delle autorità di controllo.
L'utilizzo di un debatterizzatore a raggi UV ha sicuramente un effetto positivo per gli erogatori al punto d'uso, deve essere posizionato in maniera opportuna e possibilmente il più vicino possibile al punto di erogazione Vedi Debatterizzatori UV
La presenza o meno della Psuedomonas nel report di analisi sulla qualità dell'acqua
Abbiamo volutamente lasciato per ultimo questo spinoso argomento.
Non è un caso che il legislatore NON abbia inserito il controllo di questo parametro nella routine di controllo sulla qualità delle acque destinata al consumo umano. O meglio non è inserito per tutte le acque tranne le confezionate.
Il legislatore conosce molto bene la realtà ben diversa da ambienti asettici di laboratorio, la presenza di quantità piccole di carica batterica è spesso un fatto "normale" con le quali bisogna convivere. Ove fosse presente questo inquinante in modeste quantità non ha senso la sanzione, perchè anche la più corretta prassi igienica in ambiente umano nel tempo non può prevenire una contaminazione anche se modesta. Generalmente di fronte alla prezenza modesta di carica batterica l'indicazione è di un intervento di pulizia e di una procedura di monitoraggio più stringente. L'aspetto sanzionatorio si impone quando vi è dolo e trascuratezza nell'affrontare il tema. Ad esempio quando manca un procedura di amnutenzione cadenzata nel tempo e non a norma con quanto previsto dal DM 25 e dall'HACCP. Oppure quando i valori di contaminazione sono elevati (questo generalmente può dipendere da uan scarsa cura nella scelta dell'impianto e dalla scarsa cura sul tema della manutenzione)